La corda di neve ~ Il conservatore fantasioso
Nella sua fattoria, mio nonno aveva allestito quelle che chiamava le sue "corde da neve": mano nella mano, le corde da neve impediscono di perdersi e di vagare chissà in quale direzione per poi congelarsi e farsi ritrovare in primavera. Mi interessano le "corde da neve" e, beh, il misticismo e il linguaggio religioso. Il mistico dice che "Dio è una luce accecante". Ma Dio è davvero come una bufera di neve?
Ha detto che le ricordava una bufera di neve del 1940. Mia madre, quel giorno di novembre del 1952, il giorno in cui parlò con Gesù al telefono. Lui ha chiamato e lei ha risposto. C'era il numero di telefono, solo quattro cifre, 7122, manopola rotativa.
È venuto giù duro e veloce con un piccolo avvertimento. Un preavviso sufficiente, però, per far uscire gli scuolabus in tarda mattinata con i bambini della fattoria. Novembre umido poi in arrivo freddo e venti da nord-ovest.
Stava ricordando la bufera di neve del giorno dell'armistizio, l'11 novembre 1940, iniziata in modo abbastanza lieve. Era la stagione della caccia e i cacciatori di anatre erano sui laghi, sui fiumi e sui pantani. Ce ne fu un altro qualche mese dopo, nel marzo 1941. La gente morì, un numero "discreto".
Ancora bianco e poi ancora bianco e poi un biancore tale che ogni punto di riferimento scompare nel "bianco fuori". Le tubature gelano, gli animali della fattoria soffrono. Le immagini in bianco e nero gli rendono giustizia, credo più del colore che è meno agghiacciante, meno drammatico.
Nella sua fattoria, mio nonno aveva già montato quelle che chiamava le sue "corde da neve". Dal portico della casa aveva attrezzato delle corde attaccate ai pali della recinzione metallica conficcati nel terreno. Tenendo le corde per mano, poteva farsi strada lungo quelle corde di ragnatela fino al garage, al fienile, al pollaio, al recinto dei maiali, fino alla strada principale e alla cassetta della posta. E di nuovo indietro come la geometria.
Se ogni consueto punto di riferimento scompare nel "bianco", ebbene, mano nella mano, le corde da neve impediscono di perdersi e di vagare chissà quale direzione per poi congelarsi ed essere ritrovati in primavera. È successo. Ci sono foto e ancora foto: cumuli alti come linee telefoniche, una gobba di neve sulla carreggiata e sotto un'auto e dentro, insomma….
È il consiglio di un agricoltore su come sopravvivere a una bufera di neve. Di notte le corde di neve coprono le finestre con asciugamani o stracci infilati nelle fessure sotto le porte per conservare il calore. Funziona mentre fuori soffia il vento e ulula e fa scrocchiare le mascelle.
Quel giorno, quindi, quegli autobus arancioni avevano lasciato la città con i bambini delle scuole, una buona dozzina di autobus o più verso la campagna con gli scolari dalle classi 1 a 12, gli autobus procedevano lentamente. Uno per uno gli autisti sui loro soliti percorsi e mio padre uno dei soliti autisti e un altro, Russell. Le strade di campagna erano già alla deriva; le gomme anteriori colpirebbero una deriva con un pesante "whumpf" e volerebbe più neve. Durante il suo percorso, mio padre ricordava sempre, una madre o un padre infagottato stavano in piedi alla fine del vialetto della fattoria, vicino alla cassetta della posta, pronti a raccogliere i bambini e a radunarli, come pulcini, di nuovo alla fattoria, con le mani strette la corda da neve.
E vento, 35 miglia all'ora o più, che soffia neve orizzontale, bufere di neve al suolo.
È una stranezza, però: il termine bufera di neve una volta significava colpi di cannone o fuoco di moschetto, raffica dopo raffica. Tranne che in Iowa, intorno al 1870, un giornalista intraprendente usò il termine per descrivere una tempesta di neve. Immagina, quindi, neve bianca e farinosa, neve secca che punge e vento gelido e, beh, resta in casa, stai al sicuro, sciocco non farlo. L'etimologia, però, è oscura, più o meno onomatopeica, sembra imitativa, un duro inverno: bufera di neve, una parola dal suono duro.
In un momento mi rendo conto che ho camminato qui per caso, senza sapere il perché. La mia immaginazione ha interesse per ciò che ho scritto, ma l'interesse da solo non ha impedito gli errori e le divagazioni. Può essere strano.
Ho studiato metafisica, meta ta physika, "secondo le cose della natura", filosofia, teologia e, come diceva Aristotele, "a volte saggezza". Hume, beh, il suo uso occasionale del termine: "eccessivamente sottile". Kant? Speculazioni a priori.